Gay & Bisex
DIARIO DI UNO STUDENTE FUORI SEDE: Capitolo 3 – 5 Dicembre
di Allcovered
02.04.2020 |
770 |
3
"In un attimo fui nella mia stanza, nudo sul letto, iniziai a toccarmi l'uccello pensando a quel ragazzo che avevo visto nudo, al suo corpo che desideravo..."
Era arrivato, c'eravamo, il fatidico giorno, il 5 Dicembre, la lezione di prova in palestra con Alexandros.Le 15.0. Pensai che era giunto il momento di preparare la borsa, scarpe, pantaloncini, maglietta, calzini, asciugamano da mettere sopra agli attrezzi e poi il dubbio atroce, l'occorrente per la doccia, che fare? Lavarmi lì con il rischio di avere una erezione oppure non lavarmi e rischiare di essere additato come lo zozzone che va via sudato e puzzolente? "Vabbè dai, prendiamo sto accappatoio e poi vediamo che succede" pensai tra me e me tentando di allontanare tutti i possibili scenari catastrofici che affollavano la mia mente.
15.45. Toc-toc, "Dai andiamo, è ora". Alexandros era venuto a chiamarmi e subito uscii dalla mia stanza.
"Allora? Pronto?" mi chiese, "Si... Circa..." risposi.
Andammo in quella palestra, una passeggiata di 10 minuti, parlando del più e del meno.
Entrammo e ci accolse un ragazzotto sui 27-28 anni, si presentò come Luca, proprietario nonché coach della palestra. Era davvero un bel vedere, alto sul metro e 90, fisico statuario fasciato da una canottiera aderentissima, molti tatuaggi, capelli lunghi raccolti con un man-bun, barba alla Lasse Matberg, un vichingo insomma.
Ci fece strada, ci mostrò la palestra, non grandissima ma fornita di molti macchinari che ai miei occhi sembravano oggetti di tortura medioevale. Ci spiegò un po' il suo metodo di allenamento che non prevede sessioni di cardio, "Se volete correre potete farlo per la strada e non vi costa nemmeno soldi, in palestra si usano i pesi non i tapis roulant" ci disse.
Finito di mostrarci la sala della palestra ci portò verso gli spogliatoi per mostrarci pure quelli e disse "Dai preparatevi, io vi aspetto in sala belli carichi per la lezione".
Lo spogliatoio era un ambiente abbastanza spartano, due file di panche di legno tipiche degli spogliatoi delle palestre una di fronte all'altra e una zona dedicata alle docce che, appena la vidi, mi fece rabbrividire. Si trattava di una sorta di stanzone attiguo allo spogliatoio tutto rivestito di mattonelle blu con una serie di soffioni che sbucavano dal muro a intervalli regolari, nessun separè, nessuna tenda, niente di niente.
Vedendo quella stanza mi si contorse lo stomaco ma provai a non pensarci e mi imposi di affrontare un problema alla volta e infatti il primo problema era lì, puntuale, pronto a presentarsi.
Nello spogliatoio c'eravamo solo io e Alexandros, probabilmente avendo appena aperto la palestra era ancora sconosciuta ai più e non aveva ancora molti iscritti.
Presi posto all'estremità di una panca per poter avere di fianco a me un muro che mi dava un falso senso di protezione, Alexandros si posizionò sulla panca esattamente di fronte a dove mi ero messo io e iniziò ad aprire la borsa e a tirare fuori i vestiti per cambiarsi.
Anche io feci lo stesso e, con molta riluttanza, iniziai a spogliarmi. Alexandros doveva essere stato più svelto di me perché, appena mi girai, lo vidi lì, in tutta la sua bellezza, aveva addosso solo un paio di boxer neri attillati che mettevano in risalto delle forme davvero interessanti. Subito distolsi lo sguardo dal suo pacco per evitare che si accorgesse che lo stavo fissando proprio lì e inoltre per evitare di avere io una erezione. Spostando lo sguardo però non fui più fortunato perché vidi di nuovo quel corpo che avevo già visto alla Decathlon e che tanto mi aveva sconvolto.
Vidi di nuovo quella pelle dorata, quel petto ricoperto di pelo nero perfettamente pettinato, quella striscia di pelo che scendeva al centro dei suoi addominali e questa volta si tuffava all'interno dei suoi boxer, è superfluo dire che stavo per avere una erezione e, per tentare di salvarmi da una situazione così imbarazzante, in un secondo mi infilai i pantaloncini e, con una rapida mossa, bloccai il mio uccello sotto l'elastico delle mutande in modo che non si notasse cosa stava accadendo lì dentro.
"Però! Anche tu hai una bella coperta di pelo sul petto" mi disse Alexandros mentre si infilava i pantaloncini "Ehm... Si... Effettivamente..." risposi un po balbettando, in effetti anche io, complici le mie origini montanare, avevo un corpo con una buona quantità di pelo biondo soprattutto sul petto e sulle gambe e abbastanza massiccio nonostante la mia giovane età.
Alexandros continuò dicendo: "Io con la mia genetica ho un sacco di pelo, all'inizio lo rasavo ma poi ci ho rinunciato perché cresce in fretta e dovrei stare lì di continuo con il rasoio ad accorciarlo e poi, tutto sommato, non mi dispiace e anche alle ragazze in genere piace, dicono che fa uomo avere il pelo e che la cosa le eccita".
Dio benedica la rozzezza di Alexandros e il suo perpetuo pensare al gentil sesso perché, a sentire quelle parole, me lo immaginai in un letto a divertirsi con una ragazza e la cosa calmò istantaneamente i moti rivoluzionari che si erano scatenati nelle mie mutande.
Dopo poco fummo entrambi pronti e tornammo dal coach per iniziare la nostra lezione.
Esercizio dopo esercizio mi sentivo sempre più stanco non essendo abituato a quel genere di attività. Fu così che iniziai a sentire i suoni ovattati, ad avere la vista annebbiata e poi il nulla, come se qualcuno avesse premuto il pulsante off.
Mi risvegliai non so dopo quanto tempo, mi sentivo confuso e mi girava la testa, appena riuscii a orientarmi capii che ero sdraiato nello spogliatoio, le stecche di legno della panca mi ammaccavano la schiena però, stranamente, la testa era come su un cuscino caldo e poi capii, ero svenuto e qualcuno mi aveva portato di peso in spogliatoio e ora ero lì, sdraiato su una panca con la testa appoggiata sulle gambe di Alexandros.
"Oh finalmente ti sei svegliato bella addormentata" mi disse con tono scherzoso, "Ci hai fatto prendere paura, di colpo sei sbiancato e sei finito per terra, forse hai chiesto un po' troppo al tuo corpo per una prima lezione, per oggi basta dai, ci laviamo e torniamo a casa".
Che imbarazzo, ero svenuto, chissà che pensavano di me, e ora un nuovo problema, Alexandros voleva farsi la doccia dando per scontato che anche io la facessi.
Mi misi seduto finalmente nuovamente padrone del mio corpo e lo vidi che iniziava a spogliarsi, di nuovo quel senso di subbuglio nelle mutande si faceva strada ma, forse per via dello svenimento, quella zona del mio corpo non rispondeva ancora agli stimoli e fortunatamente non ebbi una erezione anche perché, un secondo dopo, Alexandros si sfilò i boxer e lo vidi completamente nudo, con quel corpo già atletico, quel pelo che tanto mi eccitava e un uccello di ragguardevoli dimensioni che pendeva tra le sue gambe. Era davvero bello, avrei voluto realizzare tutto quello che finora avevo sperimentato solo nelle mie fantasie di adolescente, avrei voluto poter accogliere nella mia bocca quel manganello, sentirlo indurirsi tra le mie labbra, provocare gemiti di piacere a quel ragazzo bello come un dio greco.
"Dai datti una mossa" mi disse Alexandros entrando nella stanza delle docce. Mi feci coraggio, mi spogliai quasi del tutto e lo raggiunsi.
"Ma che fai? Ti lavi con le mutande addosso?" mi disse "Dai toglitele. Che credi? Che non sappia come sia fatto un cazzo? Anche io ne ho uno se non te ne fossi accorto" e dicendomi questo Alexandros si girò verso di me toccandosi l'uccello con quell'aria di cameratismo tipico dei ragazzi eterosessuali che scherzano tra di loro.
Non avevo via di scampo, mi dovevo denudare del tutto di fronte a lui. Mi sfilai le mutande e mi fiondai sotto una doccia assicurandomi di dargli le spalle e lo feci giusto in tempo perché, a causa di quella situazione, anche il mio membro decise di riprendersi e diventò duro come il marmo.
Mi lavai alla velocità della luce, corsi fuori dalle docce e mi rivestii in tutta fretta per tentare di non far vedere ad Alexandros che effetto mi faceva.
Mentre mi allacciavo le scarpe il mio compagno di allenamento uscì da quella stanza, aveva solo un asciugamano avvolto attorno alla vita e il suo corpo era ancora bagnato, sembrava risplendere di luce propria, la pelle dorata era lucida per via dell'acqua e il pelo bagnato lo faceva sembrare più muscoloso di quello che in realtà era. Era troppo per me avere di continuo tutto quel ben di dio davanti e non poter gustarmelo, volevo tornare a casa il più velocemente possibile per poter rintanarmi nella mia stanza e sfogare tutto quel fuoco che sentivo dentro.
"Ti aspetto fuori" dissi ad Alexandros mentre si asciugava i capelli. "Ok" mi rispose.
Finalmente arrivammo a casa e corsi in camera mia dicendogli che avevo assolutamente bisogno di riposarmi.
In un attimo fui nella mia stanza, nudo sul letto, iniziai a toccarmi l'uccello pensando a quel ragazzo che avevo visto nudo, al suo corpo che desideravo più di qualsiasi altra cosa. Iniziai a masturbarmi e con una mano a stuzzicarmi un capezzolo. Il mio cazzo si stava bagnando e potevo scorrere con le dita anche sulla cappella come se fosse ricoperta di lubrificante provocandomi brividi di piacere in tutto il corpo.
In preda al''eccitazione feci una cosa che non avevo mai fatto, mi sdraiai sulla schiena, alzai le gambe e tentai di portarmi il cazzo alla bocca. Avrei voluto poter succhiarmelo da solo, tuttavia non ero così flessibile da riuscirci ma l'eccitazione era così tanta che dopo poco iniziai a sborrare come un cavallo, aprii la bocca e mi schizzai tutto quel fiume di latte bianco in bocca ingoiandolo fino all'ultima goccia.
Subito dopo fui preso da una forte stanchezza e mi addormentai così come ero, nudo, con l'ultima goccia di sborra sulla cappella e quel sapore fantastico in bocca.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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